PODCAST / “Vite”. Otto voci per otto r-esistenze precarie sotto la Covid-19

Una make-up artist, un’insegnante, un cantautore, una psicoterapeuta… Nel primo podcast di MicroMega abbiamo raccolto le storie di otto persone che ci hanno raccontato come la Covid-19 ha cambiato le loro vite e le loro prospettive professionali.

“I precari si sono sentiti persi, così come i professionisti che non avevano ancora una solidità nel proprio lavoro”. A parlare è Anna Maria Rapone, psicoterapeuta che in epoca di pandemia ha continuato a seguire anche chi non aveva più possibilità di pagare la terapia e ha aumentato le consulenze. Anna Maria è una delle sette persone che ci ha aiutato a comporre un mosaico di come la pandemia ha cambiato la vita di tutti quei lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato, che navigano in un mare di incertezze, che vivono esistenze professionalmente precarie.  

Come Lorenzo Righi, rider romano che vive a Bologna, e Assia Caiazzo, make-up artist che lavora nella moda e nella pubblicità. Nel 2019 Assia ha lasciato una grande compagnia che produce prodotti di bellezza con cui aveva un contratto a tempo indeterminato, ha aperto la partita iva e ha iniziato a lavorare come freelance. “Ho pensato di aver sbagliato tutto, che non ce l’avrei fatta a superare la pandemia” racconta con sconforto denunciando il gioco al ribasso delle grandi società: “Di fatto c’è in corso una guerra tra poveri: le paghe sono più basse rispetto al passato perché dopo un anno di pandemia siamo in difficoltà e alcuni accettano qualsiasi cifra pur di lavorare”.  

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Tra coloro che sono riusciti a rendere più visibile le difficoltà attraversate ci sono i lavoratori dello spettacolo. Emilio Stella è un cantautore romano, ha fatto anni di gavetta nei locali e nelle piazze della capitale con alcuni concerti anche fuori dai confini del …

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.