Due anni di guerra in Ucraina: chi sta pensando al dopo?

I due anni di guerra della Russia contro l'Ucraina iniziati il 24 febbraio 2022 hanno consolidato il Paese, ma anche aperto nuove ferite e paradossi all’interno della sua eterogenea società. Oggi che il patriottismo iniziale si sta spegnendo, quasi fosse alla fine di un processo naturale, lasciando spazio al dolore strumentalizzato da un nuovo tipo di risentimento nazionalista, la politica, l’esercito e la cittadinanza si trovano di fronte a scelte decisive per il futuro del Paese. Nel difendere ogni centimetro di territorio dall’espansionismo russo, Kyiv deve evitare di diventare una nuova Mosca.

Per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa su larga scala, gli ucraini non sono sicuri che il paese si stia muovendo nella direzione giusta. È questo il risultato del ventiseiesimo campione del Rating Monitoring, un sondaggio ripetuto periodicamente per testare gli umori della cittadinanza. I dati pubblicati lo scorso 19 febbraio segnalano come quasi una persona su due (il 46%) ritenga che l’Ucraina abbia intrapreso una direzione sbagliata. Per rendere l’idea, lo scorso febbraio, a ridosso del primo anniversario di guerra, le risposte negative erano appena il 9%, quelle positive il 77%. Una differenza abissale che solleva numerosi punti di analisi sull’andamento della resistenza ucraina all’invasione russa, giunta oggi al suo settecentotrentesimo giorno di fila.

Con tutti i limiti dei sondaggi condotti in un paese in guerra, l’85% continua a credere nella vittoria contro la Federazione Russa, sebbene il 79% ritiene questa eventualità impossibile qualora dovesse chiudersi definitivamente i rubinetti del sostegno occidentale. Quest’ultimo appare il principale timore della popolazione ucraina, e soprattutto dell’élite politica.

La percezione di tradimento dopo un biennio di retorica occidentale sulla lotta per la libertà e democrazia, mentre il sostegno all’Ucraina è retrocesso al livello di uno dei tanti temi della pre-campagna elettorale statunitense, cresce a dismisura all’interno del paese. I suoi effetti, se prolungati, saranno imprevedibili: in modo particolare se la situazione al fronte dovesse ancora peggiorare, dopo la recente e caotica ritirata ad Avdiivka, nei sobborghi occidentali della città di Donec’k.

La scorsa estate il giornalista e storico Mychajlo Dubinjans’kij – penna ‘controcorrente’ dell’Ukrainska Pravda – delineava i rischi politici e sociali di una ‘vittoria mutilata’ dell’Ucraina, nel caso cioè Kyiv non fosse riuscita, alla fine della guerra, a riconquistare tutti i territori occupati, comprensivi delle repubbliche autoprocalmate dell’est e della Crimea. Con un paragone diretto alla condizione italiana in seguito alla Grande guerra, Dubinjans’kij avvertiva i lettori dei rischi di un risentimento nazionalista che avrebbe potuto degenerare nell’instaurazione di un governo autoritario di estrema destra a Kyiv.

Queste ipotesi erano formulate nel pieno dell’ottimismo per la controffensiva ucraina della scorsa estate. In seguito al fallimento di quest’ultima, le prospettiv…

“L’Ucraina è il campo di battaglia su cui si gioca il futuro dell’Europa”. Intervista a Karl Schlögel

In un’intervista esclusiva rilasciata a margine della presentazione all’Ehess di Parigi del suo nuovo volume in francese sulla guerra in Ucraina – “L’avenir se joue à Kyiv. Léçons ukrainiennes” (“L’avvenire si gioca a Kiev. Lezioni ucraine”) –, lo storico tedesco Karl Schlögel evidenzia l’importanza per l’Europa della guerra di liberazione dell’Ucraina. “È il popolo ucraino, attaccato dalla Russia neo-totalitaria e dal russofascismo, a resistere in prima linea per l’Europa. Combattendo per la sua libertà, difende anche la nostra”.

La Bestia del nuovo fascismo. Intervista a Paolo Berizzi

Paolo Berizzi, giornalista di “Repubblica” che da anni conduce inchieste sul nuovo fascismo, ha recentemente pubblicato per Rizzoli il libro “Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell’Italia”. Il ritorno della Bestia non coincide con quello del fascismo storico ma con quello di un fascismo nuovo, pop, che però con il primo condivide alcune caratteristiche, le peggiori che l’Italia abbia espresso e continua a esprimere. Ne parliamo con l’autore, che vive da anni sotto scorta in seguito a minacce di gruppi neofascisti e neonazisti.

Libia, un Paese instabile alla mercé degli interessi stranieri

Il 16 maggio 2024 ricorre il decimo anniversario del lancio, da parte delle forze del generale Khalifa Haftar, dell’offensiva chiamata Operazione Dignità. Con l’occasione ripercorriamo le tappe fondamentali del decennio appena trascorso per contestualizzare lo stato attuale della Libia. O meglio, delle Libie.