In arrivo il piano nazionale per l’energia e il clima: perché è importante

Il varo del nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) ci permette di fare il punto della situazione sulla transizione ecologica in Italia. I fatti ci dicono che il Paese è ancora troppo dipendente dal gas, su cui punta sempre più a dispetto della necessità di ridurne drasticamente l'uso, ponendosi da questo punto di vista in netta controtendenza rispetto al resto d'Europa. Il PNIEC è un'occasione per indirizzare il futuro del nostro Paese e il dibattito intorno ad esso deve essere il più possibile pubblico, anche per evitare le manovre nell'ombra da parte di Eni.
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Entro giugno 2023 è atteso l’invio alla Commissione Europea da parte del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica del nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), per cui sono ora in corso le consultazioni pubbliche. Si tratta di un documento molto importante perché fissa, tra le altre cose, gli obiettivi che l’Italia dovrà raggiungere entro il 2030 in termini di riduzione delle emissioni climalteranti e quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

La versione precedente del documento conteneva gli obiettivi da raggiungere (conseguiti con successo) entro il 2020. Da allora però molte cose sono accadute e la Commissione Europea ha diverse volte spostato più in alto l’asticella: prima con il Green Deal Europeo e con il pacchetto Fit For 55, che mira a ridurre del 55% le emissioni del Vecchio Continente entro fine decennio, in vista delle zero emissioni nette al 2050; poi con RePowerEU, il piano europeo di uscita dalla dipendenza dal gas russo all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin.

Il nuovo PNIEC dovrà integrare tutte i nuovi ambiziosi obiettivi che l’Europa si è data, partendo da una situazione che in Italia negli ultimi anni è stata piuttosto in stallo. Un rapporto pubblicato dalla IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, a maggio 2023 ha fatto il punto sulla situazione energetica del Bel Paese. Nonostante le vaste risorse naturali adatte alle rinnovabili e a una base industriale che possa guidare l’abbandono delle fonti fossili – scrive la IEA nel rapporto – lo sfruttamento da parte dell’Italia delle tecnologie per le energie pulite è rimasto relativamente lento nel corso dell’ultimo decennio.

La generazione di elettricità da rinnovabili è più che raddoppiata tra il 2005 e il 2020, ma la maggior parte di tale processo si è verificata in un periodo di 5 anni (2010-2014) con la presenza di una spinta che veniva dai generosi incentivi per il fotovoltaico. Da allora, lunghe procedure autorizzative, alti costi amministrativi, questioni legate alla disponibilità di terreni e opposizioni locali hanno ostacolato nuove installazioni. Riforme avanzate durante il 2022 e l’adozione pianificata di una nuova cornice normativa stanno ora affrontando questi colli di bottiglia, ma restano molti gli ostacoli da superare, avverte la IEA.

“Accelerare l’impiego delle rinnovabili e di altre tecnologie pulite, mentre si rafforza l’efficienza energetica, sarà essenziale per fare progressi maggiori sul fronte della sicurezza energetica e della decarbonizzazione allo stesso tempo” ha dichiarato il direttore esecutivo della IEA Fatih Birol.

Ad oggi l’Italia resta pesantemente dipendente dal gas naturale, s…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.