È tempo di svelare un segreto di Pulcinella. Il presidente Joe Biden sta mettendo in atto le stesse identiche politiche che aveva inaugurato il suo acerrimo nemico, il vilipeso, deriso e incriminato Donald Trump, solo che lo fa suscitando molto meno clamore e in modo molto più deciso e brutale. In particolare, prosegue deciso sulla via della deglobalizzazione che tanto scalpore aveva suscitato quando l’aveva imboccata il Presidente dal parrucchino arancione.
Ha intensificato e reso più sistematica la guerra commerciale con la Cina (vedi l’articolo Circuiti di guerra di un anno fa) che Trump aveva scatenato con iniziative saltuarie, anche se altamente teatrali, come l’incriminazione e l’imprigionamento in Canada, per un periodo, della Chief Financial Officer di Huawei, Meng Wanzhou. Biden ha rincarato pesantemente la dose (l’ultima stretta sulle esportazioni di microchips è di una ventina di giorni fa). Se la guerra in Ucraina sembra dividere le due presidenze, l’accomunano invece i suoi effetti sull’Europa, come lo smantellamento – auspicato in modo totalmente bipartisan a Washington – della Ostpolitik tedesca (una politica perseguita con tenacia per più di mezzo secolo dalla Germania fin dal cancellierato di Willy Brandt), il disaccoppiamento delle economie tedesca e cinese e la rimessa in riga dell’Europa sotto l’egida della NATO.
L’amministrazione democratica segue nella deglobalizzazione quella repubblicana anche nei particolari: Trump aveva depotenziato la World Trade Organization (WTO) rifiutando di ratificare la nomina dei sette membri del suo Appeal Body, l’organo di ultima istanza per dirimere le controversie del commercio internazionale. Da allora il WTO è paralizzato e ha perso ogni rilevanza, con i democratici hanno continuato a bloccare la nomina dei suoi membri.
Stessa continuità nei rapporti con l’Arabia Saudita: dopo aver promesso in campagna elettorale che avrebbe fatto dei sauditi “un paria” per la barbara uccisione del giornalista Jamal Khashoggi in Turchia (2018), Biden è poi andato a Canossa (a Ryad) nel luglio 2022 a compiere atto di costrizione e nel marzo 2023 ha srotolato il tappeto rosso per accogliere il “paria” principe reggente Mohamed bin Salman a Washington.
Già ad agosto uno dei più autorevoli commentatori del Financial Times, Gideon Rachman aveva pubblicato un’analisi intito…