È un pensiero immediato, forse scontato, ma non vi si può sfuggire. La sera del 24 aprile, in occasione della sua rielezione all’Eliseo, Emmanuel Macron sembrava avere un’idea piuttosto lucida del contesto in cui era maturato quel risultato: «So che molti dei nostri compatrioti oggi hanno votato per me non per sostenere le mie idee, ma per contrastare quelle dell’estrema destra. Voglio ringraziarli e dire loro che sono consapevole che questo voto mi obbliga per gli anni a venire». Nemmeno due anni dopo quell’elezione, le ultime vicende politiche francesi dimostrano che la diga potrebbe essere già crollata. E con essa l’intero impianto ideologico del macronismo.
Quello che è accaduto nella politica francese nelle ultime settimane può essere letto in diversi modi. Qualche parola va spesa, innanzitutto, per la grande sconfitta di questa fase politica, ovvero l’ormai ex Prima Ministra Élisabeth Borne. Si definisce “scogliera di cristallo” il fenomeno per cui, di fronte a periodi di grave crisi o ad alta possibilità di fallimento, si tende a lasciare il potere ad una donna che verrà “bruciata” dall’impopolarità delle decisioni da prendere. Una dinamica che Borne ha imparato a conoscere molto bene: il suo governo verrà ricordato per una delle riforme più duramente contestate degli ultimi anni – quella sulle pensioni – e per la ciliegina finale del voto condiviso con il Rassemblement National sulla Loi Immigration, poco prima di Natale.
Di fronte ad un consenso tra i più bassi della sua esperienza presidenziale, e a meno di sei mesi dalle Europee, Macron ha scelto di rifarsi il look scaricandola e ripartendo da Gabriel Attal. Non solo il più giovane Ministro della storia francese, ma, secondo un sondaggio di Ipsos di dicembre scorso, anche il politico “più apprezzato” al momento nel Paese. Una popolarità che potrebbe anche rivelarsi un’arma a doppio taglio: l’agenda presidenziale di Macron potrà ora permettersi meno fughe in avanti, con un premier maggiormente intenzionato a preservare la propria immagine (anche in vista delle Presidenziali 2027?). E l’appuntamento elettorale di giugno, con la sfida mediatica già costruita contro l’altro giovanissimo della politica francese, il presidente del RN Jordan Bardella, potrebbe essere già un colp…