Pensiero e azione ai tempi dell’Olocausto

In occasione della Giornata della Memoria ripubblichiamo un carteggio fra Hannah Arendt e Salomon Adler-Rudel uscito per la prima volta su MicroMega 1/2000. Un scambio epistolare tra due profughi ebrei d’eccezione, sullo sfondo dell’Europa devastata dagli orrori nazisti.

La corrispondenza tra Hannah Arendt e Salomon Adler-Rudel, pubblicata per la prima volta su MicroMega 1/2000 con una lunga e dettagliata introduzione di Katrin T. Tenenbaum, è un documento fondamentale per comprendere un periodo fondamentale nella formazione personale e politica di Arendt. Le lettere, scritte tra il 1941 e il 1943, viaggiano tra Lisbona e Londra prima e New York e Londra poi. Arendt, durante l’esilio a Parigi, si dedica alle organizzazioni ebraiche e dirige l’ufficio parigino della Youth Aliyah. Arrestata nel 1940 e inviata al campo di Gurs, riesce a fuggire e, vivendo in semiclandestinità, lascia la Francia per Lisbona, da cui poi riesce a partire e raggiungere gli Stati Uniti nel 1941. Adler-Rudel, nato nel 1894 e attivo nella corrente sionista socialista, diventa un esponente di spicco nell’ambito dell’assistenza agli ebrei in Europa. La corrispondenza tra Arendt e Adler-Rudel, che oggi riproponiamo in esclusiva ai lettori di MM+, offre un prezioso punto di osservazione sulla storia dei profughi europei e sulla lotta quotidiana degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Lisbona 17 febbraio 1941

Caro Rudel,

ho appena appreso dalla Sua lettera a Dijour che Lei sta bene, che ancora esiste eccetera La cosa mi ha fatto talmente piacere che voglio scrivere subito.

Sarebbe molto meglio, naturalmente, se potessimo incontrarci ora per il nostro tradizionale appuntamento verso le 11 di sera. Ma l’uomo impara ad accontentarsi. La prego, mi mandi Sue notizie e mi racconti quel che fa. Ho un gran desiderio di ritrovare i vecchi amici – e come vede La annovero decisamente tra questi, pur non essendo Lei un mio amico di gioventù. E questo non mi succede molto spesso. Sono bloccata qui con mio marito, da settembre abbiamo «danger visa», con i quali in quanto apolidi non potevamo né uscire [dalla Francia] né transitare attraverso la Spagna. Adesso finalmente ci siamo riusciti. Ci è andata relativamente bene. E non siamo stati quasi per nulla molestati. A Gurs (1) sono stata poco meno di quattro settimane. Purtroppo però non è certo questa l…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.