Come si evince dalla prospettiva della geopolitica e dell’alta finanza, le tendenze principali che hanno caratterizzato la crisi degli Stati Uniti dal 1970 circa condividono molte somiglianze con le caratteristiche delle crisi egemoniche precedenti. Le crisi egemoniche passate hanno condiviso tre tendenze fondamentali: un’intensificazione della rivalità fra le grandi potenze, l’emergere di un nuovo centro di potere ai margini del raggio d’azione dello Stato egemonico in declino, e un’espansione del sistema finanziario imperniato sullo Stato egemonico in declino. Tutte e tre queste tendenze possono essere riconosciute nella crisi statunitense, anche se sono meno evidenti di quelle che avevano caratterizzato le crisi precedenti.
Questo offuscamento delle tre tendenze tipiche delle crisi egemoniche precedenti è legato al fatto che una di esse – l’espansione finanziaria del sistema – si è sviluppata ben più rapidamente e cospicuamente che in passato. Come abbiamo già notato, questo si è rivelato vero anche per l’espansione finanziaria guidata dalla Gran Bretagna rispetto all’espansione olandese, e può essere considerato un segno della progressiva intensificazione, da transizione a transizione, della natura capitalistica del sistema. Tuttavia, dietro la sorprendente velocità e dimensione dell’espansione finanziaria statunitense, possiamo riconoscere la stessa combinazione delle tendenze delle precedenti crisi egemoniche.
Negli Stati Uniti, in particolare, come avvenuto nelle crisi egemoniche passate, un’intensificazione della rivalità tra grandi potenze ha giocato un ruolo fondamentale nella trasformazione di una sovra-accumulazione di capitale in una espansione finanziaria. Come analizzeremo nel capitolo 2, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, le multinazionali americane guidavano il processo di accumulazione del surplus di capitale nei mercati monetari extraterritoriali, processo che accelerò la crisi del sistema monetario controllato dagli Stati Uniti sancito a Bretton Woods. Per gran parte degli anni Settanta, però, questa tendenza non riuscì a invertire la caduta nei profitti da capitale. Un cambiamento positivo, sia per il capitale che per gli Stati Uniti, si ebbe quando la rivalità si intensificò nel corso di quella che Fred Halliday (1986) ha chiamato la “seconda guerra fredda”. Appena il governo americano cominciò a competere in modo …