Riace ieri, oggi e un domani

Reportage dal comune calabrese. Aspettando il 27 settembre, giorno della sentenza nel processo che riguarda l’ex sindaco Mimmo Lucano, viaggio in quel che resta del “paese dell’accoglienza”. Un paese, però, pronto a ripartire.

RIACE – “Quello che stai vedendo ora è niente rispetto a quello che era”. Alessio, titolare del bar Meeting, si riferisce alle persone che, sedute ai vari tavoli di via Roma che affacciano sull’arena, si salutano, parlano tra loro. La sensazione è quella di una tavolata unica. Si discute con persone mai viste prima. I bambini durante la cena corrono su e giù dalle scale dai colori della bandiera della pace, oggi scrostata e scolorita. Segni di incuria che in realtà sono un chiaro messaggio politico. “Qui incontravi il mondo” ribadisce Alessio, rientrando nel bar.

Il giorno successivo la scena è la stessa. Mancano i bambini, sostituiti da un gruppetto di anziani che saluta chiunque passi dalla piazzetta. Sono le otto e trenta del mattino di una domenica di fine luglio che si preannuncia torrida. L’appuntamento con Mimmo Lucano è agli stessi tavolini dello stesso bar. L’intervista (che potete leggere qui) inizia come una chiacchierata. La sensazione è quella di avere davanti ancora il sindaco di Riace e non un candidato alle prossime elezioni regionali. Sicuramente non una persona sotto processo e che rischia quasi otto anni di carcere.

Il suo pensiero fisso: le auto parcheggiate davanti all’arco simbolo di Riace città dell’accoglienza. “Quando ero sindaco questa era una vera piazza”. Ora “è solo una strada occupata in parte dai tavolini del bar”. La sera precedente Alessio ci ha raccontato di ombrelloni a forma di palme, di fiori nei vasi. “Oggi invece devo mettere normali tendoni da bar”. Le auto parcheggiate dove prima c’erano persone sono l’immagine che Mimmo Lucano, involontariamente, sceglie di darci per mostrare quello che definisce “il cambiamento”.

Attesa. Dopo diversi minuti di conversazione con il sindaco, si respira attesa. Della sentenza. Del risultato elettorale che sarà. Della decisione della Cassazione sulla decadenza, causa illegittimità in quanto dipendente comunale, dell’attuale primo cittadino…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.