Il dolore e il riscatto. L’Emilia dieci anni dopo il sisma

Il 20 e 29 maggio del 2012 due scosse di terremoto in provincia di Modena falcidiarono la vita di 28 persone, con 350 feriti e 45mila sfollati. Con Daniele Dieci, segretario della Cgil di Modena, facciamo il punto sulla ricostruzione.

“Un brutto ricordo: ero in casa, appena terminato un turno di lavoro. La casa ondeggiava. Ho solo potuto rimanere fermo sino alla fine della scossa”, dice Enrico. “Un trauma che porto ancora oggi, a volte la notte mi sveglio convinta di aver sentito una scossa, accendo la luce e controllo sempre i lampadari”, racconta Denis. “Io ero in centro a Concordia e non dimenticherò mai la gente che spuntava dalla polvere”, rivela Morena.
Queste sono alcune delle testimonianze raccolte nel 2020 da Radio 5.9, emittente radiofonica nata dopo il terremoto che sconvolse l’Emilia Romagna. E racchiudono in pochi caratteri – dopo 10 anni dagli eventi tragici che falcidiarono la vita di 28 persone, con 350 feriti e circa 45mila sfollati – il dramma che paralizzò l’Italia: alle 4:03 del 20 maggio 2012, una scossa di magnitudo 5.9 con epicentro alle porte di Finale Emilia, comune in provincia di Modena, fece tremare la terra. Nelle ore successive, altre onde sismiche si abbatterono, squarciando gli edifici, raschiando le strade e accartocciando i centri storici arroccati della zona. La mattina del 29 maggio, alle 9, una scarica tellurica da 5.8 esplose nelle viscere dell’Emilia, a 10 km di profondità, e devastò ancora, risalendo la china e incuneandosi tra i comuni di Medolla e Cavezzo. La “Bassa” – il quadrilatero tra Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara – è stato il fulcro degli smottamenti della crosta terrestre. Mirandola, Novi di Modena, Poggio Renatico, Crevalcore e Pieve di Cento. Sono stati danneggiati sessanta comuni sulla bocca frastagliata del cratere. La stima dei danni quantificava 12 miliardi di euro per risanare la voragine.

Una decade, all’insegna della ricostruzione e del dolore. Il giorno dell’anniversario, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà al teatro Facchini per la cerimonia ufficiale di commemorazione. Come riporta l’Ansa, le istituzioni convergeranno poi all’inaugurazione della “Stazione Rulli Frulli”, sede del gruppo musicale emiliano simbolo di resilienza e inclusione sociale, “ricavata dalla riqualificazione della locale ex autostazione danneggiata dal terremoto”. Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, ha affermato che il 95 per cento degli edifici è stato “ripristinato”. Con picchi di successo per quanto riguarda il versante privato e rallentamenti, invece, sul fronte pubblico, dovuti a procedure burocratiche più stringenti e a vincoli ambientali e amministrativi da perseguire. Sono state allestite tre piattaforme, tre modelli digitali per richiedere i contributi a…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.