ThyssenKrupp: 15 anni dopo, la strage di lavoratori è una realtà quotidiana

La notte del 6 dicembre 2007 un incendio nello stabilimento torinese delle acciaierie ThyssenKrupp uccise sette operai rivelando la violenta fragilità dell'industria in questo Paese. A distanza di quindici anni, la strage dei lavoratori è una realtà quotidiana.

Quella notte di 15 anni fa nessuno avrebbe mai immaginato un collasso simile. Nessuno avrebbe mai ipotizzato che l’industria italiana del nuovo millennio avrebbe rivelato con tanta violenza la sua fragilità, in quello che fu il cuore produttivo del boom economico del secolo scorso e il motore del movimento operaio nell’acme del suo potere contrattuale e politico.

Fra le tenebre del 6 dicembre 2007 un incendio divampò nella linea 5 dello stabilimento torinese della ThyssenKrupp, la società tedesca specializzata nella lavorazione dell’acciaio. Un colosso siderurgico ramificato in tutto il mondo. Gli operai di turno furono investiti dalle fiamme che avvolsero il capannone. Liquami di produzione, sporcizia negli ingranaggi e un nastro trasportatore difettoso, il cui carrello sfregava con lo scheletro di metallo di una fabbrica al tramonto. Il mix di distruzione causò la rottura di tubi contenenti olio idraulico in pressione. Si diffuse così una nube di fuoco contro cui la disperazione umana non poteva niente. Manichette d’acqua ed estintori tra le urla e il panico delle braccia bruciate.

Gli operai Bruno Santino, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Roberto Scola rimasero in fin di vita, i corpi vessati dalle ustioni. All’1.15 giunsero le ambulanze e i vigili del fuoco. I lavoratori agonizzanti furono portati all’ospedale. Antonio Schiavone, invece, morì poco dopo, tra le lamiere carbonizzate dell’azienda che gli aveva dato lavoro. E gli aveva tolto la vita. Fu il primo. “Ho visto l’inferno”, ha detto Giovanni Pignalosa, delegato Fiom, uno degli operai accorsi per dare aiuto ai compagni, colpito dai miasmi del fumo scaturito dall’incendio. “Antonio era avvolto nelle fiamme e gridava: aiutatemi, muoio. Ma era impossibile avvicinarsi”.
Il decesso degli altri lavoratori avvenne prima che il 2007 potesse cedere il passo all’anno nero del capitalismo occidentale contemporaneo. Il più giovane aveva 26 anni e il più anziano 54. Antonio Boccuzzi – sindacalista dei metalmeccanici della Uilm, dal 1995 negli hangar della fabbrica dell’acc…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

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Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.