Le differenze tra uomini e donne risiedono anche nel cervello?

Le differenze fra uomini e donne passano anche per il cervello? La scienza se lo chiede da tempo, forse da sempre. Ma l’argomento è tuttora aperto e le ricerche sono contrastanti fra loro.

Il cervello degli uomini è diverso da quello delle donne? Esistono davvero caratteristiche cerebrali tipicamente femminili ed altre tipicamente maschili? L’argomento è dibattuto da decenni, per non dire secoli (le dimensioni inferiori del cervello femminile venivano usate come una spiegazione dell’inferiorità della donna). Con l’avvento della risonanza magnetica, che consente di osservare il funzionamento del cervello in tempo reale, sono emersi diversi studi, a cui i media hanno dato particolare risalto, che mostrano delle differenze nell’anatomia e nel modo di funzionare del cervello in base al sesso. Sulla base di questi risultati, ricercatori e giornali hanno colto l’occasione per offrire una base biologica alle differenti inclinazioni e i diversi comportamenti di uomini e donne.

Più di recente però, altre ricerche scientifiche hanno smentito tali risultati, e gli studi sono stati criticati perché le evidenze riportate erano deboli, non riproducibili, e spesso il numero di persone analizzate era troppo esiguo.

È emerso il concetto di “neurosessismo”, accompagnato da una necessaria riflessione sulla possibilità che le differenze osservate siano frutto di pregiudizi e che, nonostante probabilmente non esista un vero dimorfismo sessuale del cervello, una società di genere possa produrre un cervello di genere.

Un dibattito ancora aperto
Michela Matteoli, responsabile della Ricerca in Neuroscienze di Humanitas, professoressa di Humanitas University e direttrice dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, autrice del saggio Il talento del cervello-10 lezioni facili di neuroscienze, fa parte di quegli scienziati che sostengono che il cervello non abbia un sesso. “Di certo il cervello degli uomini è più grande rispetto a quello delle donne (in media un cervello maschile pesa 1.350 grammi contro 1.200 grammi di un cervello femminile), ma se consideriamo il diverso peso corporeo nei due sessi, le differenze tendono a normalizzarsi”, nota la neuroscienziata. Per quanto riguarda le caratteristiche…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.