Resistenza Umanitaria: storia e memoria del 25 aprile

Sulmona. 20 ottobre 1943. Alle 8 del mattino, nei pressi del cimitero, furono fucilati alcuni cittadini "rei" di aver aiutato un gruppo di evasi dal campo di concentramento che sorgeva nella frazione di Fonte d'Amore. Fu quella, secondo diverse ricostruzioni, la prima occasione in cui dei civili italiani vennero passati per le armi con la specifica accusa di aver "favorito” dei fuggiaschi.

TUTTI I CONTRIBUTI DELLO “SPECIALE 25 APRILE” DI MICROMEGA+

Ho sentito tanti racconti dell’Italia, dai  prigionieri di guerra… gente la cui vita 
era stata spesso salvata dall’aiuto del tutto disinteressato di famiglie di contadini,  
che non avevano nessuna particolare ragione per soccorrerli se non quella della solidarietà umana.  
ERIC HOBSBAWM

Solo da pochi anni si è cominciato a parlare di “Resistenza Umanitaria”. In passato e subito dopo la seconda guerra mondiale per “Resistenza” si intendeva la “Resistenza Armata”. Non solo, ma anche Resistenza avvenuta soprattutto al Nord Italia. L’Abruzzo, questa regione al confine tra Nord e Sud, dimenticata. Eppure la Linea Gustav passava sul suo territorio e i primi eccidi sono stati subiti dalla sua popolazione. Basta ricordare che a Pietransieri, frazione di Roccaraso, nel mese di novembre 1943, alla contrada Lìmmari, si verifica un eccidio terrificante: 128 persone trucidate. Furono uccisi complessivamente 128 abitanti di Pietransieri: 42 uomini e 86 donne; 34 al di sotto dei dieci anni. Uno, Gianfranco Guido, di appena un mese. Non c’era nessuna “ragione” per una strage così assurda, disumana, animalesca. Ma avvenne. Passa alla storia come prova evidente che gli uomini in guerra si trasformano in belve.  

A Sulmona, nella frazione di Fonte d’Amore, esisteva un campo di concentramento per prigionieri alleati, che riportava il n. 78, con oltre tremila detenuti. Con l’arrivo dei tedeschi, dopo l’8 settembre, molti di loro cercarono di fuggire, ma in gran parte furono ricatturati. Buona parte, invece, fu accolta e ospitata dalle famiglie della città di Sulmona. Il 20 ottobre 1943, alle ore 8 del mattino, nei pressi del cimitero di Sulmona, furono fucilati: Giuseppe D’Eliseo, nato a Roccacasale il 30.12.1876; Antonio D’Eliseo, nato a Roccacasale il 15.11.1886; Antonio Taddei, nato a Roccacasale il 2.3.1925; Giuseppe De Simone, nato a Pratola Peligna il 13.10.1908.

Giuseppe e Antonio D’Eliseo erano fratelli, Antonio Taddei, il loro nipote e Giuseppe De Simone, un conoscente capitato lì per caso. Lo storico inglese, Roger Absalom, ritiene che la fucilazione al cimitero di Sulmona sia stata “la prima occasione in cui dei civili italiani vennero passati per le armi con la specifica accusa di aver “aiutato e favorito” dei fuggiaschi. […] Purtroppo l’esecuzione dei quattro italiani non sembra sia stata oggetto d’indagine i quanto crimine di guerra, forse per il fatto che il giorno precedente agli arresti era stato promulgato il decreto militare n. 1 quale primo atto del resuscitato governo fascista con a capo Mussolini appena liberato; esso prevedeva la pena di morte per i civili che proteggevano i prigionieri alleati evasi. Naturalmente era molto poco probabile che esso fosse stato affisso, alla data del loro “crimine”, nel piccolo villaggio dove quegli uomini, probabilmente analfabeti, …

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

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Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.