Giù le mani dai centri antiviolenza: i tentativi istituzionalisti e securitari di strapparli al movimento delle donne

Fondamentale acquisizione del movimento delle donne dal basso, per salvarsi la vita e proteggersi dalla violenza soprattutto domestica, oggi i centri antiviolenza subiscono una crescente pressione verso l’istituzionalizzazione e l’irreggimentazione in chiave securitaria e assistenzialista. Tanto che ai bandi per finanziarli accedono realtà persino sfacciatamente pro-patriarcali come i gruppi ProVita o altre congreghe di tipo religioso.

Contro l’“onnipresente violenza”: la lotta in poesia delle femministe russe

Una nuova generazione di femministe russe, oggi quasi tutte riparate all’estero dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, sta svelando attraverso un nuovo uso del linguaggio poetico il trauma rappresentato per le donne dalla violenza maschile, all’interno di una società patriarcale come quella russa che, con il pieno avallo dello Stato, ritiene lo spazio domestico e chi lo abita soggetti al dominio incontrastato dell’uomo. La popolarità della loro poesia e del loro impegno testimonia la reattività della società russa, nonostante la pesante militarizzazione.

“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. 17 anni fa Hina Saleem fu solo la prima

Saman Abbas, prima di lei Hina Saleem e con loro tutte le vittime dei delitti d’onore in Italia negli ultimi quindici anni. Provengono da famiglie immigrate, non solo musulmane. A opprimerle sono le tradizioni familiari e claniche che impongono alle donne di considerarsi una merce di scambio, da vendere attraverso i matrimoni, e per il resto accettare di rimanere sotto lo stretto controllo della famiglia. Ma quando queste donne chiedono aiuto, lo Stato non ascolta. Finché saranno negati diritti fondamentali di cittadinanza, si impedirà attivamente a tutte loro di praticare la propria autodeterminazione.

Educazione affettiva e sessuale: cosa vuol dire e chi se ne occupa

Invocata un po’ da tutti, non senza la tentazione di cercare una panacea o una scorciatoia per non affrontare la questione in modo più profondo, l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole oggi è portata avanti da una galassia frammentata di sigle e personalità che si muovono in modo spesso disorganico, competendo fra loro per attingere a pochi fondi, e facendo spesso leva sul volontariato.

L’abuso normalizzato. Il cinema degli anni Settanta e le donne

Mentre le donne scendevano in piazza e reclamavano i loro diritti e la propria liberazione, il cinema degli anni Settanta provvedeva a rimetterle al loro posto attraverso la produzione di un immaginario violento, di normalizzazione dell’abuso, dello stupro e persino della pedofilia. Non è la prima volta nella Storia: anche la caccia alle streghe post-medievale, secondo alcune studiose, fu una reazione all’uso che le donne avevano preso a fare dei libri.