MicroMega+ del 12 aprile 2024

Con contributi di: Micol Meghnagi, Mosè Vernetti, Erin Axelman, Sam Eilertsen, Eszter Kováts, Fabio Bartoli, Marco Mondini, Roberto Rosano, Giulia Innocenzi, Giovanni Fava e Matteo Pasquinelli.

Redazione

Questa settimana su MM+ parliamo di:
Hebron laboratorio dell’occupazione israeliana in Cisgiordania;
Israelism e la rivolta dei giovani ebrei americani; basta con le Identity politics; 80 anni dall’uccisione di Giovanni Gentile; il successo di Food for profit; la storia sociale dell’Intelligenza Artificiale.

IL REPORTAGEA Hebron è in vigore l’oppressione permanente dei palestinesi di Micol Meghnagi
Dalle punizioni collettive alle tecniche di sorveglianza e riconoscimento facciale,  passando per le “sterilizzazioni” delle strade dalla presenza palestinese come le chiamano i soldati, ogni “misura temporanea di sicurezza” che istituzioni e coloni israeliani testano su Hebron diventa poi uno strumento d’oppressione permanente imposto sull’intera Cisgiordania. Per usare le parole di Issa Amro, leader della resistenza non violenta nella regione, Hebron è il “laboratorio dell’occupazione”.

SIONISMO “Israelism”, la rivolta dei giovani ebrei negli USA contro l’indottrinamento sionista di Mosè Vernetti
Il film di Sam Eilertsen ed Erin Axelman “Israelism”, proiettato recentemente in Italia, racconta il processo di presa di coscienza di una intera generazione di ebrei americani cresciuti fin da bambini in un ambiente di ferreo indottrinamento al culto di Israele e alla propaganda sionista. Finché molti di loro, confrontandosi con la realtà dei palestinesi attraverso viaggi sul posto o nei campus universitari, non capiscono di essere stati spinti ad annullare la loro ebraicità nella fede cieca in un progetto etnonazionalista.

DIBATTITO A SINISTRABasta con le Identity politics: non conta se sei oppresso ma se combatti l’oppressione di Eszter Kováts
Nella sinistra postmoderna il discorso sull’oppressione tende a ridursi al punto di vista della vittima. Gli oppressi vengono collocati all’interno di un gruppo indifferenziato la cui unica cifra è l’oppressione stessa. Questo atteggiamento porta ai giudizi ad hominem, poiché non contano tanto le idee ma la posizione in cui si colloca chi le esprime: se non sei un oppresso, non puoi parlare di emancipazione. Se sei un “vecchio uomo bianco”, tenderai sempre e solo a voler mantenere i tuoi privilegi. Le discussioni su chi ha il diritto di parola dovrebbero però lasciare il posto alle discussioni su che cosa ha da dire.

L’ANNIVERSARIOGiovanni Gentile, 80 anni fa l’uccisione del filosofo. Intervista a Marco Mondini di Fabio Bartoli
Il 15 aprile 1944 moriva il filosofo Giovanni Gentile, ucciso da un gruppo di partigiani gappisti, dei quali faceva parte anche la sua ex allieva Teresa Mattei. Una decisione presa sulla base del permanente supporto dato dal filosofo al regime fascista prima e alla Repubblica di Salò poi. A riannodare i fili della vicenda è stato per noi lo storico Marco Mondini, dell’Università di Padova.

COSCIENZA CRITICAL’impatto inatteso di “Food for profit”. Intervista all’autrice Giulia Innocenzi di Roberto Rosano
A colloquio con Giulia Innocenzi, giornalista d’inchiesta, conduttrice televisiva e regista. Parliamo del suo “Food for profit”, realizzato a quattro mani con Pablo D’Ambrosi e distribuito da Mescalito Film. Il documentario, che mostra l’atrocità degli allevamenti intensivi e il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico, grazie a proiezioni mirate e a un’organizzazione capillare, sta avendo un insperato successo di pubblico e critica.

TECNOLOGIA E SOCIETÀPer una storia sociale dell’Intelligenza Artificiale. Intervista a Matteo Pasquinelli di Giovanni Fava
Quando ci si relaziona a una nuova tecnologia spesso lo si fa come se fosse improvvisamente piovuta dal cielo. Questo atteggiamento di meraviglia, giunga esso da apocalittici e da integrati, giunge dall’omissione della storia che ha portato alla strutturazione di quella stessa tecnologia. Nel suo libro “The Eye of the Master: A Social History of Artificial Intelligence” Matteo Pasquinelli, come si evince dal sottotitolo traccia una storia sociale dell’Intelligenza Artificiale, accompagnando così il lettore alla scoperta del fatto che gli algoritmi trovano le loro radici agli albori della civiltà e come l’IA stessa sia stata ispirata dalla divisione e automazione del lavoro, innanzitutto quello manuale.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.