Antonio Cederna e la città stanca

Il nuovo sindaco della Capitale dovrà curare una città stanca e sfibrata. Anche oggi Antonio Cederna avrebbe ribadito una volta di più la necessità che la politica difenda il patrimonio culturale, il verde e la vivibilità dei quartieri.

Speciale Antonio Cederna a cento anni dalla nascita

Duemilaventuno. Anno importante per Roma, per la sua politica futura e per la sua memoria storica: ricorrono due anniversari da non dimenticare, ed è appena stato eletto il nuovo sindaco della città.

I romani, quelli che hanno votato, hanno scelto Roberto Gualtieri del Partito Democratico per guidare la città verso una ripresa post-pandemica e per amministrare i fondi europei. Dopo cinque anni con Virginia Raggi (crollata drasticamente sotto la metà dei voti ottenuti nel 2016) seguiti a sette mesi di commissariamento (tra il novembre 2015 e il giugno 2016) e a due anni di psicodramma umano e politico interpretato da Ignazio Marino e dal Partito Democratico allora guidato da Matteo Renzi. A ritroso, restando ai sindaci eletti direttamente dai cittadini, sul Campidoglio si sono avvicendati Gianni Alemanno (per cinque anni), un commissario straordinario, Walter Veltroni con due mandati di cui il secondo interrotto per concorrere alle elezioni politiche del 2008 (vinte da Berlusconi), e infine Rutelli con due mandati terminati anch’essi anzitempo per partecipare come candidato del centro-sinistra alle politiche del 2001 (vinte sempre da Berlusconi). Sullo sfondo, Mafia Capitale. Quasi trent’anni di storia capitolina, insomma, che superano di un po’ la mia vita da elettrice e che, dato più rilevante, ci conducono all’appuntamento con queste amministrative in condizioni di cui nessuno può andare orgoglioso: degli elettori romani aventi diritto, al ballottaggio del 17 e del 18 ottobre ha votato il 40,68%. Al primo turno, l’affluenza alle urne era stata del 48,54%: meno che in tutta Italia e meno che nelle elezioni del 2016.

E questo proprio in coincidenza con un anniversario il cui valore civile, storico e politico è stato sommerso dallo stesso rassegnato disinteresse: i centocinquanta anni dalla proclamazione di Roma capitale d’Italia nel 1871.

Credo che in queste circostanze non sia affatto peregrino rivolgermi al nuovo sindaco di Roma proprio sfruttando l’occasione di questo omaggio che MicroMega vuole dedicare a un’altra ricorrenza a noi molto cara, i cento anni dalla nascita dell’archeologo, giornalista e intellettuale Antonio Cederna (Milano, 27 ottobre 1921 – Sondrio, 27 agosto 1996). Penso, anzi, che quel cittadino vigile e impegnato che in centinaia di interventi, articoli e documenti pubblicati dal dopoguerra fino alla morte non ha mai rinunciato a insistere sull’urgenza di tutelare il patrimonio archeologico, artistico e ambientale di Roma e d’Italia, anche oggi non avrebbe lasciato sfuggire l’opportunità di ribadire una volta di più la necessità che la politica difenda attivamente, con indirizzi precisi e scelte a lungo termine, il patrimonio culturale, il verde, la vivibilità dei quartieri, nel quadro di un diritto alla città, all’inclusione e alla bellezza ancora oggi disatteso e di cui egli scriveva prima ancora di Henri Lefebvre.

“Scrivo da sempre lo stesso articolo, finché le cose non cambieranno continuerò imperterrito a scrivere le stesse cose”. Temi centrali di Antonio Cederna erano l’urbanistica e la salvaguardia del territorio, la lotta alla distruzione del patrimonio monumentale diffuso e alle speculazioni sui siti monumentali; l’inospitalità dei nuovi quartieri sorti a partire dagli anni Cinquanta nello sconsiderato equivoco secondo il quale “modernità” significava liberarsi dell’antico, quando in realtà, come lo stesso Cederna scrisse nell’introduzione alla raccolta di suoi articoli I vandali in casa (Laterza, 1956) solo “chi è moderno rispetta l’antico, e solo chi rispetta l’antico è pronto a capire le necessità della civiltà moderna”.

Il nuovo sindaco della Capitale, dunque, dovrà curare con profonda abnegazione e con molto impegno una città stanca e sfibrata, un gigantesco organismo che ospita e sostenta non soltanto quei 2.779.893 residenti[1] di cui la maggioranza d…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.