MicroMega+, la presentazione del numero del 12 agosto 2022

Con contributi di Vito Mancuso, Cinzia Sciuto, Sofia Belardinelli, Gianfranco Bettin, Theresa Reinold, Giovanni Carbone, Federica D’Alessio.

Redazione

In un mondo in cui la ricerca scientifica riesce ogni giorno a fornire risposte sempre più precise alle grandi domande dell’esistenza, qual è il ruolo della religione? Può la fede continuare a essere faro morale se perde il suo primato come fonte di spiegazione dell’origine del mondo e della vita? Davvero se Dio non c’è tutto è permesso o, al contrario, proprio finché c’è Dio tutto sarà permesso? Questi interrogativi sono al centro del dialogo di Vito Mancuso con Cinzia Sciuto che apre questo numero di MicroMega+: “Abbiamo ancora bisogno della religione?”.

La profonda siccità che ha colpito quest’anno l’Italia non dipende soltanto dal cambiamento climatico ma da un’errata gestione delle risorse idriche a disposizione. La crisi idrica è dunque una questione politica. L’analisi di Giulio Boccaletti, esperto di risorse naturali e sicurezza idrica, nell’articolo di Sofia Belardinelli: “La sfida dell’acqua, emblema di un mondo che cambia”.

Nel suo ultimo libro, “I tempi stanno cambiando”, Gianfranco Bettin analizza cause, prospettive e soluzioni sulla fine dell’Antropocene, l’era del massimo impatto umano sul pianeta, sottolineando l’interdipendenza tra crisi climatica, ecologica e sociale. Daniele Nalbone l’ha intervistato per la serie “La politica che (non) c’è”: “Bettin: ‘Come evitare la catastrofe ecologica’”.

Il 15 agosto 2007 la ‘ndrangheta italiana provocò un bagno di sangue senza precedenti nella città tedesca di Duisburg. A 15 anni di distanza, in Germania quasi nessuno ricorda la strage. Un’amnesia collettiva – spiega Theresa Reinold (“’Non da noi!’. La Germania 15 anni dopo la strage di Duisburg”) – che evidenzia la mancanza di consapevolezza rispetto alla diffusione delle mafie italiane.

Sessant’anni dopo il primo 45 giri, molti dei brani dei Beatles potrebbero essere hit dell’oggi. Grazie a un’alchimia miracolosa e irripetibile – scrive Giovanni Carbone (“The Beatles: sessant’anni e non li dimostrano”) – Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr hanno riscritto i canoni del Rock and Roll diventando icone pop trasversali alle generazioni.

Concludiamo questo numero di MicroMega+ con una riflessione di Federica D’Alessio (“Se Fukuyama avesse letto Carla Lonzi…”) sull’ultimo libro di Francis Fukuyama, “Il liberalismo e i suoi oppositori”. Nel saggio il politologo americano rivede a 30 anni di distanza le eccessive sicurezze riguardo alla “Fine della storia” e riconosce che il liberalismo, nel XXI secolo, è un veliero nella temperie; che non necessariamente supererà la tempesta.

MicroMega+ si ferma una settimana per la pausa estiva, il nuovo numero della newsletter uscirà venerdì 26 agosto.

Buona lettura!

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.