MicroMega+, il numero del 20 gennaio 2023

Con contributi di: Futura d'Aprile, Elisabetta Grande, Michele Marchesiello, Mario Sesti, Pierfranco Pellizzetti, Andra Meneganzin.

Redazione

MicroMega+ il numero del 20 gennaio 2023

Ecco di cosa si parla nell’ultimo numero di MicroMega+.

La potenza militare che la Turchia minaccia di continuo di dispiegare contro la Siria e l’Iraq del nord è tale anche grazie all’export bellico italiano, scrive Futura d’Aprile in ”Armi italiane per Erdoğan”. La Turchia è una delle principali destinazioni delle esportazioni militari dell’Italia, soprattutto nel campo del munizionamento pesante. E anche le armi a uso non bellico rischiano di essere usate per scopi tutt’altro che sportivi, come indica il recente caso dei proiettili italiani in Iran.

Se ne parla tanto, ma la si conosce poco. Come si definisce e come si misura l’intelligenza umana? Nella comunità scientifica, spiega Andra Meneganzin nel suo articolo, gli approcci sono stati diversi nel corso del tempo e si differenziano anche in base al metodo adottato. Storia breve di un concetto tutt’altro che lineare.

Il 22 gennaio di quest’anno cade il cinquantesimo anniversario di Roe v. Wade: la storica e rivoluzionaria pronuncia con la quale – racconta Elisabetta Grande – nel 1973 la Corte Suprema statunitense accordò alle donne americane il diritto di interrompere la propria gravidanza non voluta; quella stessa sentenza che la Corte ha messo in discussione pochi mesi fa.

Rimaniamo negli Stati Uniti. A vent’anni di distanza dall’avvio della Presidenza Clinton, è possibile e forse necessario, scrive Michele Marchesiello, riflettere sulla natura del suo mandato. ”Il mercato chiamava e Bill Clinton rispose”: le forze della finanza, imprenditoria, commercio e tecnologia informatica cui si dovevano la crescita e la prosperità degli anni ’90 erano, secondo la visione dominante all’epoca, perfettamente in grado di sostituire le forme tradizionali di welfare. Oggi, tuttavia, misuriamo i danni che quell’approccio ha prodotto.

Sono trascorsi trent’anni da quando ci ha lasciato Audrey Hepburn. L’attrice amatissima si spegneva il 20 gennaio 1993. Ma l’eredità dell’immaginario cinematografico che ha contribuito a creare, scrive Mario Sesti in questo affettuoso ricordo, ci accompagna ancora oggi. E forse Roma, città con la quale ebbe un rapporto così importante, bene farebbe a dedicarle un monumento, che permetta a tutti di esprimerle ogni giorno affetto e riconoscenza.

Il 24 gennaio 2003 moriva Gianni Agnelli. Il suo status, ricorda Pierfranco Pellizzetti in ”L’avvocato di panna montata e meringhe”, fu sempre strettamente connesso al ruolo di regnante sull’impero automobilistico Fiat. Fu oggetto di particolari riguardi da parte di Stato e Politica come attore iconico del potere economico nazionale, un regno i cui confini il suddetto monarca ha sempre presidiato con estrema attenzione e cinismo praticati con modi apparentemente distaccati e – dunque – blasé, per dirla con Georg Simmel.

Per questa settimana è tutto. Grazie e buona lettura!

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.