MicroMega+ / 30 aprile 2021 / Speciale 1° maggio

Ecco il secondo numero della newsletter riservata agli abbonati, con un focus dedicato al 1° maggio con contributi di Valerio Evangelisti, Marco d'Eramo, Maurizio Franco, Valerio Nicolosi, Francesco Saraceno, Telmo Pievani.

Redazione

Lo scrittore bolognese Valerio Evangelisti, in un’intervista dal titolo “1° maggio, altro che concerto, servono le lotte” mette subito le cose in chiaro: “I lavoratori sono stati sconfitti. Sono sotto minaccia conquiste fatte nel corso di decenni al prezzo di lotte durissime. I sindacati ufficiali sono diventati complici e non esiste più nulla di alternativo all’ipotesi neoliberista. Finché non ci sarà nuovamente una coscienza di classe, non ci sarà un 1° maggio”.

Marco d’Eramo, in un articolo in cui ricostruisce la genesi della ricorrenza – “Haymarket, Chicago, 1886. Alle origini della festa dei lavoratori” – , si chiede cosa direbbero “quegli anarchici impiccati per aver rivendicato condizioni di lavoro più umane se qualcuno rivelasse loro che oggi ci fanno credere che non ci sono più lavoratori sfruttati, ma solo imprenditori di se stessi che non riescono a far rendere il proprio capitale umano?”.

Maurizio Franco (“1° maggio a Taranto con Michele Riondino e gli operai dell’Ilva”) ci porta a Taranto per capire cosa significa la festa dei lavoratori nella città dominata dall’ex Ilva, dove i lavoratori dello stabilimento siderurgico hanno un’incidenza di tumori del 500% superiore ai loro concittadini. E ci racconta l’“Uno maggio libero e pensante”, la kermesse alternativa all’evento romano, attraverso le voci di Michele Riondino e di alcuni operai dell’acciaieria.

Vite. Otto voci per sette r-esistenze precarie sotto la Covid-19” è invece il titolo del primo podcast targato MicroMega nel quale Valerio Nicolosi ha raccolto le storie di otto persone che ci hanno raccontato come la Covid-19 ha cambiato le loro vite e le loro prospettive professionali.

La newsletter di questa settimana è arricchita poi da altri due contenuti.

Un’intervista all’economista Francesco Saraceno su governo Draghi, Unione europea, Covid-19 e Next Generation Eu (“Rompere l’identità tra euro e liberismo per riconquistare l’Europa”).

E infine l’“Operetta morale sui vaccini” in cui Telmo Pievani mostra come le scelte poco lungimiranti di questi mesi, dettate dalla sete di profitto più che dal principio di giustizia, si ritorceranno ancora una volta contro l’umanità.

Per gli abbonati, un’altra piccola novità: un’infografica sul mercato globale del lavoro dopo un anno di pandemia che trovate qui sotto:

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.