Abiy Ahmed Ali: dal Nobel per la Pace ai crimini di guerra in cinque anni

Nell’ultimo degli articoli sulle personalità politiche dell’Etiopia contemporanea un ritratto dell’attuale premier Abiy Ahmed Ali, Nobel per la Pace nel 2019 per le trattative con l’Eritrea, che rischia di vedere il paese disgregarsi per i profondi e complessi conflitti etnici e politici.

Qui i ritratti di Hailé Selassié, Menghistu Hailé Mariam, Meles Zenawi e Hailé Mariam Desalegn.


Certo è solo un caso che da bambino il nomignolo dell’attuale premier etiope Abiy Ahmed Ali, fosse Abiyot che in amarico significa “rivoluzione”, perché nel 1976, suo anno di nascita, era un soprannome diffuso che si inseriva nella scia della retorica del Derg comunista. Eppure Abiy Ahmed ha cercato davvero di rivoluzionare la politica del suo paese in un lasso di tempo molto breve. In questa foto lo vediamo mentre ritira il Premio Nobel per la Pace; sembra tutto perfetto, ma dietro questa foto c’è una storia da raccontare, quella di un politico con due volti. La storia del Dottor Ahmed e di Mister Abiy.

Di etnia oromo, devoto cristiano evangelico pentecostale (la madre è una cristiana della chiesa ortodossa etiope, il padre era mussulmano), Abiy parla oromo, amarico, tigrino e inglese, è un appassionato di fitness e sostiene che la salute fisica vada di pari passo con la salute mentale. Anche sua moglie è una pentecostale e insieme cantano gospel in chiesa.

Abiy viene eletto per la prima volta nel 2018 dopo le dimissioni di Hailemariam Desalegn a seguito delle proteste popolari iniziate in Oromia contro la decima variante del Piano Regolatore di Addis Abeba e poi dilagate in tutto il paese[1], diventando il quarto primo ministro della Repubblica Federale Democratica d’Etiopia.

Un anno dopo la vittoria, scioglierà l’EPRDF, cioè il partito che ha governato il paese negli ultimi 28 anni, formando il Partito della Prosperità. Con questo partito, Abiy ha trionfato nelle elezioni di giugno del 2021, posticipate a causa della pandemia di COVID-19, in un clima da guerra civile.

Le premesse alla scalata politica

All’età di 14 anni, all’inizio del 1991, dopo la morte del fratello maggiore, Abiy si unì alla lotta armata contro il regime di Mengistu Haile Mariam. Un bambino soldato dunque, affiliato al Partito Democratico Oromo (ODP) che all’epoca era una minuscola organizzazione nel grande esercito della coalizione di centomila combattenti. Siccome la maggioranza dell’esercito era di etnia tigrina, Abiy imparò la lingua tigrina e iniziò la sua carriera militare, lavorando nei dipartimenti di intelligence e comunicazione. Fu inviato a Gimma per cercare di sedare gli scontri interreligiosi tra musulmani e cristiani. Forte di questa esperienza, una volta eletto deputato, ha creato il “Forum religioso per la pace”[2]. Inoltre, Abiy è stato uno dei cofondatori dell’Agenzia etiope per la sicurezza informatica, e come direttore è stato membro del consiglio di amminis…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

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La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

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