MicroMega+, la presentazione del numero del 16 luglio 2021

Con contributi di: Maurizio Ferraris, Valerio Nicolosi, Daniele Fulvi, Daniele Nalbone, Derrick de Kerckhove, Martin Gak.

Redazione

“La tecnica non è alienazione ma rivelazione dell’umano”. Nel suo ultimo libro (“Documanità. Filosofia del mondo nuovo”, Laterza) Maurizio Ferraris smonta molti dei luoghi comuni sul rapporto fra esseri umani e tecnologia. E invita a governare dei cambiamenti che, oltre a essere inevitabili, sono anche auspicabili. Di questi temi abbiamo discusso con Ferraris nell’intervista realizzata da Cinzia Sciuto (Ferraris: “Non siamo schiavi della tecnologia, ma i suoi padroni”) in apertura del numero 13 di MicroMega+.

Il rapporto fra esseri umani e nuove tecnologie è anche al centro di una nuova serie di podcast di Valerio Nicolosi. Nella prima puntata – “Lavorare per gli algoritmi” – un’inchiesta sul “lavoro di piattaforma” in aziende come Amazon e Deliveroo, dove tempi e retribuzione sono decisi da algoritmi. Tra precarietà e nuove forme di sfruttamento, ascoltiamo le testimonianze di lavoratori ed esperti del settore: “Serve un nuovo contratto sociale per tutelare di più i lavoratori”.

A vent’anni dalla morte di Indro Montanelli (22 luglio 2001) è tempo di ammettere che il giornalista non merita in alcun modo la fama bipartisan di cui gode. Con una costante e sistematica manipolazione di storia e cronaca – come documenta Daniele Fulvi nell’articolo “Indro Montanelli: un pessimo storico e un giornalista disonesto” – Montanelli ha alterato la memoria storica del nostro Pese, contribuendo in maniera determinante a normalizzare l’ideologia fascista.

“Dall’India alla Corea del Sud: è l’Asia il vero laboratorio del reddito di base” è il titolo della quarta parte del reportage di Daniele Nalbone sul reddito di base nel mondo. Dai villaggi rurali del Madhya Pradesh allo Stato del Bengala Occidentale in India, fino alla proposta di reddito nazionale in Corea del Sud, una panoramica sulle sperimentazioni in corso nel continente asiatico.   

“Grazie alle tecnologie interattive entriamo dentro lo spettacolo e torniamo a usare il nostro corpo, ritrovando tutti i sensi”. È quanto sostiene il sociologo Derrick de Kerckhove nell’intervista Spettatori iperconnessi. La fruizione culturale al tempo del virtuale a cura di Gloria Bovio, un estratto dal volume “Postpubblico. Lo spettatore culturale oltre la modernità” in questi giorni in libreria per Mimesis edizioni.

Infine, una riflessione di Martin Gak (Breivik e i suoi apostoli: a dieci anni dalla strage di Utoya) sulla violenza assassina a cui abbiamo assistito a Utoya il 22 luglio 2011 e poi in decine di episodi simili. Secondo Gak si tratta di un “jihadismo ariano” che ha tutti i segni della brutalità scatenata da ragioni religiose e che ha fatto ampio uso della Rete per diffondere il proprio Vangelo del terrore. Una minaccia eversiva alimentata anche dalla contiguità con l’estrema destra europea e dalla colpevole indifferenza delle piattaforme digitali.

Buona lettura e buon ascolto!

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.