MicroMega+, la presentazione del numero dell’11 febbraio 2022

Con contributi di Caterina Roggero, Andrea Caira, Carlo Greppi, Francisco Scalese, Elia Rosati, Raffaele Aragona.

Redazione

Trent’anni fa, Algeria: l’inizio del Decennio Nero, il trauma di un’intera società” è il titolo dell’approfondimento di Caterina Roggero che apre questo numero di MicroMega+. Il colpo di stato militare dell’11 gennaio 1992 in l’Algeria fu l’inizio di un lungo decennio di violenza estrema, torture, sparizioni e massacri collettivi. Una sanguinosa guerra civile che è una ferita ancora aperta.

Gli esiti di un’altra sanguinosa pagina di storia, la guerra in Bosnia ed Erzegovina, sono al centro della riflessione di Andrea Caira (“Bosnia-Erzegovina: lo scheletro di una nazione”) sull’attuale crisi istituzionale bosniaca e sulle responsabilità della realpolitik occidentale. Frazionata e polarizzata, la nazione dei gigli è infatti il simulacro di uno Stato, una realtà immersa in una perenne fase di tregua che non è mai maturata in pace.

Contro l’uso distorto del passato, che spesso rende “verità” nel senso comune delle vere e proprie menzogne, secondo Carlo Greppi (“Storici in prima linea. Il Giorno del Ricordo come campo di battaglia”) occorre recuperare un approccio di militanza civile e democratica alla trasmissione del sapere storico.

 “Come le rocce di Marte potrebbero ferirci nel profondo”: Francisco Scalese ci spiega come una nuova ferita dell’ego rischia di minacciare l’integrità psicologica della specie umana dopo gli ultimi risvolti dell’esobiologia, adornando di altre sfumature di significato il concetto di vita.

Nel saggio “L’Europa in camicia nera. L’estrema destra dagli anni Novanta a oggi” (Meltemi) lo storico Elia Rosati analizza radici e tendenze ideologiche del “fascismo del terzo millennio”. Ne proponiamo un estratto: “Cinque domande sulle destre radicali europeo-occidentali”.

Tra i numerosi omaggi che l’Alighieri ha ricevuto nel settimo centenario della morte, il più singolare è la riscrittura dell’Inferno realizzata da Stefano Tonietto seguendo la regola di non utilizzare mai la lettera a. Un vero tour de force poetico. Ce ne parla Raffaele Aragona: “Il Divino Intreccio’, un lipogramma per Dante”.

Buona lettura!

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.