MicroMega+ la presentazione del numero del 23 settembre 2022

Con contributi di: Federica D’Alessio, Raffaele Alberto Ventura, Federico Bonadonna, Lucio Baccaro, Maurizio Franco, Daniel Tanuro, Daniela Conti.

Redazione

I dibattiti sul politicamente corretto e la cancel culture cosa ci dicono della nostra società? Che la sensibilità collettiva si sviluppa e dunque è normale che non si possa più dire qualcosa che prima sembrava ovvio? O che ci stiamo avvitando in derive identitarie che impediscono la libera circolazione delle idee? Ne discutono Federica D’Alessio e Raffaele Alberto Ventura nel dialogo che apre questo numero di MicroMega+: “Non si può più dire niente?”.

Il 23 settembre del 1973 muore Pablo Neruda, il grande poeta cileno premio Nobel per la letteratura. Una vita straordinaria la sua, scandita però – come ricorda Federico Bonadonna (“Questa sommersa primavera. La patria prigioniera”) – dalle tremende incursioni fasciste nella storia del mondo e nella sua personale.

Dalle invettive contro il suffragio universale agli attacchi al reddito di cittadinanza. Per contrastare la crescente diffusione del pensiero reazionario, Lucio Baccaro invita a ritornare su un fondamentale libro di Albert Hirschmann pubblicato nel 1991: “Hirschmann e la retorica della reazione”.

Il 25 settembre 1992 a San Francisco un manipolo di ciclisti diede vita alla prima “Critical Mass”, un raduno per riappropriarsi delle strade monopolizzate dal traffico automobilistico. Un movimento di attivisti su due ruote che in trent’anni si è diffuso in tutto il mondo portando avanti battaglie ambientaliste e per i diritti civili. Il racconto di Maurizio Franco: “Pedalare contro le ingiustizie. Trent’anni di Critical Mass”.

L’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli non è colpa delle sanzioni alla Russia. Come spiega Daniel Tanuro (“Crisi alimentare: stop alle sanzioni?”), per uscire dalla crisi alimentare senza offrire a Putin l’impunità per i suoi crimini occorre combattere la perdita e lo spreco di cibo e ridurre la quota di cereali utilizzata per l’alimentazione del bestiame.

Le nuove tecniche di editing genomico delle piante sono ancora sperimentali e presentano molti punti oscuri. Per risolvere le gravi crisi di oggi è necessario scegliere un modello di agricoltura capace di ristabilire l’equilibrio ecologico distrutto dall’attuale modello industriale. L’approfondimento di Daniela Conti: “New Breeding Techniques (NBT) e agroecologia: due modelli a confronto”.

Buona lettura!

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.