Shoah, la memoria svuotata

Mentre in una sorta di mondo alla rovescia le destre post-fasciste, razziste e storicamente antisemite, per meri calcoli geopolitici, si ergono a paladine della lotta contro l’odio antiebraico, la Shoah viene ridotta a uno schema generale di oppressione, la sua memoria assimilata, strumentalizzata e commercializzata.

“La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace”, scriveva Primo Levi in I sommersi e i salvati. Storia e memoria non vanno mai di pari passo, piuttosto la conservazione della seconda aiuta a diffondere la prima. Nel caso della Shoah, il rapporto tra memoria e storia è sempre stato caratterizzato da contrapposizioni e conflittualità. Le dimensioni, le torture fisiche e psichiche, l’uso chirurgico della tecnologia moderna per umiliare e uccidere, hanno reso la Shoah l’archetipo del genocidio, la quintessenza della violazione dei diritti umani. La Shoah è diventata il simbolo della barbarie e dell’odio etnico, religioso e razziale; la sua memoria è andata oltre quella della storia. La Shoah ha assunto con il passare del tempo il ruolo di spartiacque della recente storia europea ed è al centro della costellazione di discorsi con cui definiamo noi stessi e le società in cui viviamo. Ogni evento traumatico, precedente e successivo alla Shoah, appare a seconda dei casi come una derivazione, un’approssimazione per difetto, un simile, un opposto.

Sugli usi e gli abusi della memoria della Shoah esiste una corposa letteratura. Il dibattito si colloca all’interno di una riflessione più ampia circa la “bulimia commemorativa” che caratterizza le società contemporanee, affette dal bisogno compulsivo di costruire identità collettive che ruotano intorno al ricordo di un trauma. Da più parti si ripetono gli inviti alla memoria dei crimini del passato, secondo l’equazione del “ricordare perché non accada mai più”. Una equazione – qualcuno direbbe – ormai priva di significato, ritualizzata da una parte, banalizzata dall’altra, strumentalizzata dai più. L’esercizio della memoria appartiene a una serie di esortazioni diffuse nel discorso pubblico, in apparenza condivisibili da tutti, in quanto rivolte a finalità morali ch…

“L’Ucraina è il campo di battaglia su cui si gioca il futuro dell’Europa”. Intervista a Karl Schlögel

In un’intervista esclusiva rilasciata a margine della presentazione all’Ehess di Parigi del suo nuovo volume in francese sulla guerra in Ucraina – “L’avenir se joue à Kyiv. Léçons ukrainiennes” (“L’avvenire si gioca a Kiev. Lezioni ucraine”) –, lo storico tedesco Karl Schlögel evidenzia l’importanza per l’Europa della guerra di liberazione dell’Ucraina. “È il popolo ucraino, attaccato dalla Russia neo-totalitaria e dal russofascismo, a resistere in prima linea per l’Europa. Combattendo per la sua libertà, difende anche la nostra”.

La Bestia del nuovo fascismo. Intervista a Paolo Berizzi

Paolo Berizzi, giornalista di “Repubblica” che da anni conduce inchieste sul nuovo fascismo, ha recentemente pubblicato per Rizzoli il libro “Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell’Italia”. Il ritorno della Bestia non coincide con quello del fascismo storico ma con quello di un fascismo nuovo, pop, che però con il primo condivide alcune caratteristiche, le peggiori che l’Italia abbia espresso e continua a esprimere. Ne parliamo con l’autore, che vive da anni sotto scorta in seguito a minacce di gruppi neofascisti e neonazisti.

Libia, un Paese instabile alla mercé degli interessi stranieri

Il 16 maggio 2024 ricorre il decimo anniversario del lancio, da parte delle forze del generale Khalifa Haftar, dell’offensiva chiamata Operazione Dignità. Con l’occasione ripercorriamo le tappe fondamentali del decennio appena trascorso per contestualizzare lo stato attuale della Libia. O meglio, delle Libie.