MicroMega+, la presentazione del numero del 25 novembre 2022

Con contributi di Pegah Tashakkori, Mariam Rawi, Marilisa D’Amico, Alessandra Testa, Cristina Laura Cecchini, Ilaria Boiano, Monica Lanfranco.

Redazione

Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne – in contemporanea all’uscita del nuovo numero monografico di MicroMega (6.2022) che analizza e racconta il prisma della violenza misogina e della lotta per fermarla – dedichiamo a questi temi anche questo numero speciale di MM+.

In apertura della newsletter due importanti testimonianze sulle lotte delle donne iraniane e afghane, raccolte da Federica D’Alessio. Nella prima (“Le donne e gli uomini in Iran non hanno più paura”), Pegah Tashakkori – giovane attivista iraniana, studentessa di Giurisprudenza in Italia – racconta la sua rivoluzione: “Il regime iraniano non vuole cambiare. Ma noi non vogliamo più vivere nella paura. Per questo ci battiamo per la democrazia”.

Nella seconda (“Se succede oggi in Iran, succederà domani in Afghanistan”), Mariam Rawi – rivoluzionaria afghana dell’associazione RAWA – racconta la vita e la ribellione delle donne afghane da quando i talebani hanno ripreso il potere a Kabul: “Le donne, anche sotto la legge della Sharia, non accettano di essere private dei diritti umani fondamentali. La lotta del popolo iraniano è la nostra lotta”.

A seguire, Marilisa D’Amico evidenzia come – dal dibattito in Assemblea costituente sull’articolo 37 che sancisce la parità retributiva e tutela la funzione familiare della donna-lavoratrice, fino alle quote di genere – pochi sforzi normativi siano stati rivolti a migliorare la conciliazione dei tempi fra vita familiare e lavorativa di donne e uomini: “L’art. 37 della Costituzione e ‘l’essenziale funzione familiare’ di donne e uomini”.

Un reportage di Alessandra Testa (“Le mediatrici culturali degli ospedali di Bologna senza stipendio da quasi un anno”) ci porta poi nelle strutture sanitarie bolognesi dove donne di ogni luogo del mondo svolgono un indispensabile accompagnamento linguistico e culturale alle donne immigrate. Ma da otto mesi sono senza stipendio e l’attività di cui vanno fiere è diventata, nei loro confronti, un esercizio di ricatto e violenza padronale.

La violenza sulle donne migranti” è al centro dell’analisi di Cristina Laura Cecchini e Ilaria Boiano: le leggi e le prassi che regolamentano il diritto all’immigrazione sono la cartina di tornasole di un sistema in cui permangono registri di dominio d’ostacolo al contrasto della violenza e delle discriminazioni verso le donne di origine straniera.

Conclude lo speciale una riflessione di Monica Lanfranco (“Paura, emozione necessaria”) sulla paura e su come, nonostante il sentimento sia sempre legato a sventura, privazione e sgomento, si possa comunque servirsene e trasformarla in uno strumento utile nell’esistenza.

Buona lettura!

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.