MicroMega+, la presentazione del numero del 6 agosto 2021

Con contributi di: Ingrid Colanicchia, Daniele Nalbone, Paolo Paesani, Annalisa Rosselli, Valerio Nicolosi, Paco Ignacio Taibo II, Robert Louis Stevenson e Nadia Fusini.

Redazione

Da quelle di Berlino del 1936 a quelle di Tokyo 2020 che si stanno per concludere passando per Città del Messico 1968, le Olimpiadi sono sempre state specchio del contesto politico internazionale: in questo numero 16 di MicroMega+ Ingrid Colanicchia coglie l’occasione per ripercorrere l’appassionante storia di questo intreccio, tra momenti più e meno noti (“Olimpiadi e politica: un lungo e complicato rapporto”).

Domenica mattina di fine luglio. Seduto a un tavolino del bar della piazza di Riace ci aspetta l’ex sindaco Mimmo Lucano per una chiacchierata a 360 gradi con Daniele Nalbone (“Riace ieri, oggi e un domani. Intervista a Mimmo Lucano”) su cosa rimane del paese simbolo dell’accoglienza dopo le inchieste giudiziarie. Aspettando la sentenza del 27 settembre.

Esattamente cinquant’anni fa, il 15 agosto del 1971, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sospendeva la possibilità per i governi e le banche centrali del mondo di convertire dollari in oro al prezzo ufficiale, che risaliva al 1934, di 35 dollari l’oncia. Paolo Paesani e Annalisa Rosselli (“Quando finì Bretton Woods”) ci raccontano quella pagina di storia, i cui echi giungono fino ai giorni nostri.

Negli ultimi 20 anni il governo cinese ha investito molto sull’automazione e l’intelligenza artificiale, trasformando quella che era considerata la fabbrica del mondo di prodotti a basso costo nel Paese in cui si sperimentano cose che in Occidente arriveranno solo in futuro. Nella quarta puntata del suo podcast (“Algoritmi: il nostro futuro si scrive in Cina”), Valerio Nicolosi ci illustra, con l’aiuto del giornalista Simone Pieranni, luci e ombre di tecnologie all’avanguardia che in Cina sono già realtà.

La contestazione sessantottina in Messico è al centro del libro – di recente pubblicazione in italiano – di Paco Ignacio Taibo II, scrittore spagnolo, naturalizzato messicano, che ripercorre sul filo dei ricordi nascita e sviluppo del movimento di protesta fino alla repressione di Stato e al sanguinoso epilogo del 2 ottobre, con il massacro di Tlatelolco. Su MicroMega+ ne pubblichiamo un estratto: “Città del Messico e le lotte del ’68: Paco Ignacio Taibo II racconta l’importanza del Che e di Bob Dylan”.

Con questo numero di MM+ inizia la pubblicazione di nove testi di letteratura selezionati dall’archivio di MicroMega per offrirli in questo mese di agosto ai lettori della nostra newsletter. Cominciamo con un racconto di Robert Louis Stevenson – dal titolo “L’incantatrice” – apparso per la prima volta sulle pagine della rivista nel 1990 con la presentazione di Nadia Fusini: “Ultimo frammento a lungo sepolto di un corpus di opere che vorremmo non finissero mai, perché – per ripetere Borges – Stevenson e stato per noi ‘una delle forme della felicita’”.

Buona lettura e buon ascolto!

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.